
In Italia la presenza di un enorme patrimonio di aree e di edifici non utilizzati non limita in alcuna maniera la domanda di nuove trasformazioni. La crescita economica viene ancora fondata su nuove infrastrutture e nuovi insediamenti residenziali e produttivi. La continua occupazione di suoli da parte di insediamenti residenziali e produttivi e infrastrutture riduce la superficie agricola. Nel tentativo di risolvere il problema si ripercorrono però le medesime logiche che ne hanno determinato la genesi e lo sviluppo, e non si regolano quei fattori che hanno determinato il consumo indiscriminato di suolo.
Rsulta quindi evidente l’opportunità di cambiare modalità insediative e di cercare un nuovo rapporto con l’ambiente e con le comunità insediate. Una modalità in cui obiettivo delle trasformazioni sia il raggiungimento del benessere dei cittadini e la riduzione del “peso” ambientale e sociale delle trasformazioni attraverso una maggiore qualità, il recupero di quanto utilizzabile, l’eliminazione degli inutili danneggiamenti e degli sprechi.Nel nostro Paese già in passato è stato mostrato come sia possibile perseguire un progetto insediativo cui partecipa l’intera comunità e sulla base del quale comporre nuove caratteristiche insediative e culturali. È stato il caso del recupero dei centri storici, con cui si è riusciti a specializzare imprese e tecnici, a dare lavoro continuativamente per più di mezzo secolo a centinaia di migliaia di addetti, a mantenere e potenziare un patrimonio culturale e turistico unico. Nella quasi totalità dei casi positivi di recupero, riuso di manufatti e aree, e quindi partecipate dai cittadini, sono caratterizzate dalla conservazione dei manufatti esistenti, dalle dimensioni non grandi degli interventi, dall’assenza dei macro-segni, dall’aumento (spesso anche non presente) contenuto delle volumetrie: partecipazione attiva dei cittadini e gestione comune dei beni comuni sono le garanzie per un intervento positivo.
Adriano Paolella
Architetto, Docente di Tecnologia dell'Architettura presso l'Università "Mediterranea" di Reggio Calabria. Esperto di progettazione e pianificazione ambientale, dal 1979 ha coordinato e diretto ricerche e progetti volti principalmente alla riduzione degli effetti negativi apportati dalle attività umane e alla sostenibilità. È stato presidente dello IAED – International Association for Environmental Design, presidente di WWF Ricerche e Progetti srl e Direttore generale del WWF Italia Onlus. Attualmente collabora con Italia Nostra.
PARTE I Lo spreco
Il consumo di territorio
Il territorio post-industriale: l’abbandono
Il territorio post-industriale: il crescente consumo
La disponibilità di suolo
La riduzione della naturalità
L’impronta
Lo spreco di territorio
Gli insediamenti come merce
La perdita di paesaggio
La perdita di comunità
Il rischio della metropoli
L’inganno della città alta
PARTE II Un’altra direzione
Un’altra direzione
Un’esperienza già fatta
Il recupero diffuso
Il ruolo delle comunità
Il diritto al benessere
Fantasia
Il bene comune
Un altro modello insediativo
Il segno dell’intervento
PARTE III Le parole dell’abitare
Le parole dell’abitare
Individualità
Collettività
Scala umana
Identità
Abitare
Le parole non dette
Le parole perse